“Edward vuole un cavallo“: Ann Rand e Olle Eksell, traduzione di Gabriella Tonoli, LupoGuido editore, 2022
Sono fermamente convinta che se ci può essere un compito per noi adulti nel proporre libri all’infanzia sia quello di abituare i bambini ad una pluralità di sguardo. Il che non significa solamente offrire alla coscienza bambina ricchezza dal punto di vista del senso ma anche aprire il bambino a molteplici linguaggi visivi ed espressivi. Far scoprire loro che ci possono essere infiniti modi di rappresentare la realtà non solo attraverso i pensieri e le parole ma anche attraverso le immagini.
L’augurio sarebbe quello che figure semplici e rassicuranti trovassero spazio accanto ad altre meno rassicuranti – per il sentire comune – ma decisamente più stimolanti per un mondo infantile molto spesso attratto da ciò che si colloca fuori dalla consuetudine. E che queste immagini si inframezzassero, perché no, a quelle di grandi designer, quali sono Munari, Enzo e Iela Mari, Leo Lionni ma anche lo svedese Olle Eksell visto che vorrei presentare questa nuovissima uscita LupoGuido Editore, che hanno posto la loro professionalità nelle mani bambine.
Per quello che ho fin’ora enunciato, sono convinta che un libro come “Edward vuole un cavallo” non costituisca solo una piacevole lettura ma garantisca un modo per esplorare forme e colori, la loro commistione potenziale, il loro bilanciamento o la voluta disarmonia.
Vorrei proporre quindi questa “novità d’antan” (proviene dagli anni ’60), oltre che come una bellissima e narrativamente ben oliata storia di amicizia e un grande esempio di quanto si possa descrivere sapientemente la realtà dell’infanzia, anche come un libro di figure, immagini, uno stimolo visivo.
La storia è molto semplice, seppure estremamente efficace: l’autrice è la bravissima Ann Rand che con il marito Paul produrrà altri pregevoli titoli come “Scintille e piroette, un libro sulle parole” edito da Corraini Edizioni o il fortunatissimo “Quante cose so”, sempre edito Corraini.
In questo libro edito da LupoGuido, il protagonista – Edward – è alla ricerca di un animale da compagnia.
Un cane? Un gatto? No, questi non sono ammessi dal rigido regolamento condominiale (che sicuramente vieta finanche di giocare a palla in cortile).
Nessun accenno a cavalli. E dunque Edward decide che il suo compagno di avventure sarà proprio un cavallo. Ma dove trovarlo?
Ha dunque inizio la sua ricerca in città, la conoscenza con simpatici personaggi e la nascita di una nuova amicizia.
Quello che colpisce fin dall’inizio è il tratto grafico. La rapidità delle linee sia che si abbia a che fare con campiture piene di colore sia che le figure si stallino su bianchi assoluti.
La vaghezza di un tratto che si colloca magicamente a metà strada fra il graphic design e il più composto gesto bambino.
Le fitte linee strutturano solidamente il palazzo in cui abita Edward e ne delimitano allo stesso tempo la profonda solitudine. La solitudine di un bambino che non ha altra compagnia che gli aerei e le nuvole.
Poche pagine dopo il desiderio di Edward diviene così totalizzante che la figura del cavallo riempie ben due tavole ed i testi ed i personaggi vengono collocati dall’illustratore all’interno della sagoma del cavallo stesso. Le figure dunque entrano nelle figure, gli spazi negli spazi a conquistare nuovi linguaggi e nuove cifre.
Siamo quasi allo strutturalismo. Ci sono quadretti alle spalle dei personaggi e al di sopra solo gambe, gambe di adulti che camminano e camminano e sembra non debbano fermarsi un attimo. L’estraneità con il mondo adulto è resa anche visivamente. Le gambe sono poste al di fuori da questa “griglia” ideale.
E allo stesso tempo il colore. Quello che compostamente ma letteralmente illumina il design svedese. Giocare con il colore è un modo per comunicare la gioia di Edward nell’aver trovato il suo oggetto del desiderio o faremmo meglio a dire l’oggetto tanto sospirato della sua caccia al tesoro.
Potrei andare oltre ma non credo di averne le competenze, credo che molto spesso si possa dare valore al proprio lavoro semplicemente suggerendo un pensiero e poi non voglio anticipare risolti della storia che è molto ben equilibrata.
Ci tengo solo a ribadire che “Edward vuole un cavallo” si dota di un apparato grafico e di immagini che sarebbe un vero peccato tralasciare.
W LupoGuido e la sua ricerca di belle storie e di bravi illustratori
© ZazieVostok