Suzy Lee è nata a Seoul, vive e lavora a Singapore. Ha ottenuto numerosi premi e riconoscimenti, come l’inclusione nella lista del New York Times Best Illustrated Books o la candidatura allo Hans Christian Andersen Award. È autrice di diversi e amati libri per bambini.
Tra questi i tre silent book che compongono la cosiddetta “trilogia del limite”: L’onda, Mirror e Ombra.
I libri non nascono da subito come una vera e propria trilogia, ma lo divengono nel tempo, come vedremo, per l’esigenza dell’autrice di confrontarsi con la struttura stessa del libro come “medium”, come mezzo con le sue caratteristiche, le sue istanze e la consapevolezza che se da una parte gli aspetti fisici possono limitare l’artista, dall’altra possono essere un punto di partenza per la sua immaginazione. Un autore può giocare con il foglio, l’impaginazione, i risguardi, la copertina ed ogni componente di questo supporto in totale libertà, senza pudori creativi, anzi sfruttando questi elementi per realizzare qualcosa di nuovo e assolutamente imprevisto.
La trilogia del limite, edito da Corraini edizioni e scritto dalla stessa Suzy Lee, risulta davvero imprenscindibile se si vogliano comprendere l’impegno e il lavoro che stanno dietro la costruzione di un albo illustrato.
Non tanto perché ci offra una “soluzione generale”, ma perché esso ci aiuta a comprendere, anche se da un punto di vista particolare, l’operazione di progettazione che un autore si accinge ad intraprendere nel momento in cui decida di elaborare un’opera.
Questa pubblicazione ha una sua genesi particolare. Per questo motivo è introdotta dalla mail di un libraio: «I pezzi mancanti di un’illustrazione, che vanno a scomparire all’interno delle pieghe centrali del libro L’onda, sono dovuti ad un errore di impaginazione?».
Con uno stile diretto e colloquiale, agile e persino divertente, Suzy Lee ci spiega come «Esiste una regola non scritta nell’editoria, che afferma che l’autore di libri illustrati dovrebbe evitare di disegnare al centro della doppia pagina per non ostacolare la lettura».
Suzy Lee ha deciso, invece e proprio con la sua trilogia, di sperimentare quello che poteva accadere se questa regola veniva totalmente ignorata.
Il formato e la “modalità di apertura” divengono, quindi, fondamentali per la costruzione di una storia, ridefinendo quelli che sono i confini del foglio bianco.
L’autrice ce lo spiega analizzando L’onda, Mirror e Ombra dalla copertina fino ai risguardi, sottoponendoci le sue decisioni, i consigli dei suoi editor, gli elementi che ha deciso di inserire o quelli che invece ha deciso di eliminare per rendere armonica la narrazione. Ci sono persino note a margine che rendono la lettura ancora più coinvolgente e mirata.
Ne esce fuori che, per tutti e tre i libri, la piega centrale si struttura come un confine tra realtà e fantasia, concretezza ed immaginazione. Un confine assolutamente aperto e oltrepassabile dai suoi personaggi.
Una linea di demarcazione che da essere un tabù finisce per essere centro nevralgico. Vero e proprio espediente visivo e narrativo.
E le parole? Che ruolo hanno nell’economia delle opere di Suzy Lee? Tutti e tre i libri della trilogia sono dei silent book. Ovvero dei libri senza parole.
Questa è un’altra scelta che l’autrice motiva come un suo particolare modo di comunicare e di pensare, che avviene quasi automaticamente per associazione di immagini. Aggiungere parole, una volta che il libro è finito, sarebbe come privare le immagini di quel mistero simbolico che ogni testo reca con sé. Offrire una visione che finirebbe per condizionare la lettura, per ingabbiarla, per confinarla in un’interpretazione univoca. Un testo senza parole è un testo che si apre ad un orizzonte di libertà e rimandi. Richiami e proiezioni. Un modo per stimolare l’immaginazione attraverso l’immaginazione.
Ad accompagnare queste, molte altre riflessioni, che mi sembra giusto far scoprire al lettore che decida di immergersi nel mondo creativo di Suzy Lee.
Vi basti sapere che ad arricchire la pubblicazione, troverete gli storyboard delle opere, realmente performanti per comprendere come si strutturi nel pratico l’elaborazione di un impianto visual-narrativo. A maggior ragione se ci troviamo di fronte ad un prodotto prevalentemente iconico.
Un libro per scoprire un’autrice che mette coraggiosamente a nudo le sue opere senza il timore di deprivarle del loro fascino.
©ZazieVostok