In che percentuale siamo fatti di poesia? Qual è il nostro “coefficiente” di poesia? Ovviamente non si può calcolare, perché è qualcosa di impalpabile che sfugge ad ogni forma di stima scientifica e razionale.
Provo a spiegarmi meglio. Io credo fermamente che ognuno possieda una potenzialità poetica che nel corso della vita irradia da noi stessi in maniera più o meno intensa. Questa potenzialità è la capacità di percepire le cose del mondo come legate una all’altra, come riverbero una dell’altra. È la capacità di sorprendersi di fronte ad ogni aspetto della realtà, anche il più minuto e godere della sua singolarità. È la capacità di sentire con gli occhi e di vedere con il cuore. È epifania dell’attimo che fa breccia e genera risonanza. È ascoltare con la massima curiosità tutto ciò che avviene attorno a noi, appartenga esso al mondo umano, vegetale o animale, persino minerale.
Si comprenderà allora bene come la “potenzialità poetica” si trovi nella sua massima espansione nell’età bambina, anche se — purtroppo — nel corso del tempo e ancora oggi, persino l’età bambina non è al riparo da chi vuole sottrarla della sua possibilità di essere tale.
Fatta questa premessa, come coltivare il rapporto fra bambini e poesia e come rinsaldarlo nel tempo perché il “coefficiente” di poesia rimanga non dico intatto, ma superi le barriere dell’infanzia?
Subito ho pensato a Chiara Carminati, poetessa, scrittrice per l’infanzia ed esperta in didattica della poesia. A lei mi sono rivolta perché ho sempre amato le sue raccolte di versi, da Il mare in una rima (illustrazioni di Pia Valentinis, edito da Nuove edizioni romane), celebrazione del mare e delle sue creature, purtroppo introvabile in libreria ma potete sempre far visita alle biblioteche ora che hanno riaperto. Da Poesie per aria(illustrazioni di Clementina Mingozzi, edito da Topipittori), variazione altissima sulle bellezze meteorologiche e le loro manifestazioni, a Rime chiaroscure, scritte in coppia con Bruno Tognolini (alle illustrazioni ancora una volta Pia Valentinis, edito da Rizzoli), o ancora per i più grandi Viaggia verso. Poesie nelle tasche dei jeans (sempre Pia Valentinis, edito da Bompiani). Passando per un bellissimo albo come Mare(illustrazioni di Lucia Scuderi, edito da Rizzoli): parole che scivolano quiete sulle illustrazioni come sul pelo dell’acqua o nelle sue profondità, e per uno splendido romanzo sul primo conflitto mondiale Fuori fuoco, edito da Bompiani, pluripremiato in Italia da Andersen, Orbil, Primo premio Strega Ragazzi e all’estero con il White Raven.
Ma, al di là delle sue opere perché rivolgermi a lei per dare risposta al mio quesito iniziale? Perché Chiara Carminati ha sempre stretto un dialogo su questo tema che per certi aspetti, ancora può considerarsi controverso.
E ha scritto su questo argomento due titoli che hanno illuminato il mio percorso di studio: Fare poesia, con voce, corpo, mente e sguardo, edito da Lapis edizioni e Per la parola. Bambini e ragazzi nelle stanze della poesia, equiLibri editrice.
Sono due pubblicazioni rivolte ad adulti, semplici lettori, operatori, insegnanti, bibliotecari nelle quali la poetessa espone le sue esperienze riguardo l’approccio alla poesia che nel corso degli anni si è trovata ad affrontare con classi e classi di studenti. Fare poesia è un tutt’uno con il verbo spagnolo “fomento”. Fomentare poesia significa accendere una scintilla e offrire degli spunti per alimentarla.
La Carminati sostiene che la poesia sia innanzitutto il «mezzo più potente per esplorare e fare proprie le risorse del linguaggio e che l’acquisizione di queste risorse sia fondamentale per la costruzione di una personalità creativa e l’espressione di un pensiero libero». E dunque che l’amore per la poesia non possa passare che attraverso l’amore per la parola.
«“Tutti gli usi della parola a tutti” mi sembra un buon motto, dal bel suono democratico. Non perché tutti siano artisti ma perché nessuno sia schiavo», dice Rodari nella sua Grammatica della Fantasia e la Carminati cita la sua “teoria del sasso nello stagno” ad inizio opera a conferma della sua gratitudine intellettuale.
Il metodo che usa la poetessa permette lo sviluppo profondo del pensiero analogico che porta all’esperienza della similitudine e della metafora ma è anche, insieme, un nuovo modo di guardare la realtà, restituirla secondo una prospettiva diversa e sicuramente più ampia, immersiva, concatenata nei suoi elementi.
La Carminati inoltre pone l’accento sulla lettura condivisa e sul ritmo che è la prima forma di impatto che il bambino ha con la poesia. Il significato sarà qualcosa che cercherà in un secondo momento. Espone dunque giochi e metodi per guidare nella scoperta dei suoni e nello sviluppo della comprensione della sonorità della parola.
La poesia diviene un vero e proprio spartito da interpretare, con pause, toni, respiro, gesti, perché anche il corpo si tende e cerca nello spazio una propria dimensione in cui trovare posto.
Continui riferimenti a testi di altri autori chiarificano e offrono visioni per poter continuare a portare avanti la propria ricerca ed avere materiale da utilizzare nei propri esperimenti poetici.
Materiale che possiamo continuare a trarre dalle ultime uscite firmate Chiara Carminati: innanzitutto Occhio ladro insieme a Massimiliano Tappari, con il quale ha già scritto due bellissime raccolte A fior di pelle e Ninna no (sempre Lapis).
Occhio ladro si articola in «26 fotografie e 26 piccole storie per rubare con gli occhi forme e colori intorno a noi». Per ripercorrere insieme uno degli insegnamenti che troviamo nei due libri didattici della Carminati, ogni foto è un gioco di rimandi. Cosa siamo in grado di vedere nel mondo che ci circonda e cosa può suggerirci? Ad ogni immagine corrisponde una poesia che ne rivela i veri contorni. Ogni volta è una piccola epifania e una gioia. Un sorriso che si dischiude sulle labbra.
Poi Poesia con fusa, insieme ad Alessandro Sanna. Sanna è un poeta prestato all’illustrazione. Questo mi sento di dirlo e credo di averlo già detto. Ricordiamo tra le altre sue pubblicazioni la serie Mano felice disegna, inno alla fantasia e all’immaginazione.
Poesia con fusa è un bellissimo gioco di parole che ci fa pensare a versi un po’ sfuggenti e inafferrabili come i protagonisti di queste poesie che giocano con lettere e forme, intervallati dai disegni di un Sanna particolarmente ispirato — per usare un termine consono. Il gatto del fotografo che non perde occasione per farsi immortalare. La gatta del poeta che supervisiona rime e figure retoriche a colpi di coda. E poi un piccolo omaggio a Lucio Fontana, per un albo poetico da leggere ad alta voce a casa o a scuola e un po’ ovunque. Leggerissimo e graffiante.
Non posso concludere questo articolo senza citare un’ultimissima pubblicazione in collaborazione con Simone Rea, questa volta edita da Vanvere Edizioni, dal titolo I racconti del tavolo.
Quante volte ci siamo trovati a osservare imbarazzati la pagina bianca senza alcuna idea che ci guidasse alla scrittura? E se invece di un foglio immaginassimo quello spazio bianco come un tavolo? Un tavolo imbandito dalla maestria grafica di Simone Rea, a offrirci suggestioni visive? E se non bastassero le immagini, eccole, qui e là le parole di Chiara Carminati. Ne ha disseminate per tutto il libro. In diverse quantità, perché siano una traccia, un ingrediente per comporre una ricetta: un primo piatto, un secondo, un dolce. Mantenendo vivo il “gusto” per la bella parola. La parola come cibo, per la mente, per il pensiero per la fantasia. E allora apparecchiamo.
Legato a questo libro le Edizioni Vanvere insieme al Palazzo delle Esposizioni di Roma hanno indetto un concorso al quale si può partecipare fino al 15 febbraio. È scritto tutto qui.
Siate numerosi.
Fomentiamo insieme la poesia.
©ZazieVostok